Il programma per le elezioni dell’Ordine degli Psicologi del Lazio

Alleanza per la Psicologia è una associazione di psicologi che nasce con l’intento di occuparsi di politica professionale. È formata da persone che hanno maturato, negli anni, un interesse e una competenza nel riflettere sulla professione e che condividono una visione che contiene cosa è la professione psicologica oggi, considerandone l’attuale fisionomia, in termini di problemi che affronta e in termini di risposte che è in grado di offrire; ma anche che psicologia è possibile immaginare nel futuro, come domande che può sollecitare, come servizi che può offrire in risposta a queste domande, con spirito ideale ma anche pragmatico.

Abbiamo cominciato a incontrarci due anni fa, mettendo insieme esperienze di politica ordinistica e previdenziale; di responsabilità organizzativa in contesti complessi, quali il Servizio Sanitario Regionale e l’università, la giustizia; di presenza nel territorio a trattare i problemi che persone e comunità pongono agli psicologi e la loro richiesta di stare meglio nella propria vita.

Alcuni di noi hanno deciso di candidarsi per la guida dell’Ordine:

Maria Luisa Manca

Michela Pensavalli

Viviana Langher

Giacomo Menghini

Nausica Cangini

Rosa Ferri

Pierpaolo Nastasia

Elisa Caponetti

Ornella Santonastaso

Di seguito il programma sintetico della lista ALLEANZA PER LA PSICOLOGIA. Per approfondimenti relativi al programma integrale cliccate sull’apposito pulsante alla fine del testo e visualizzate, o scaricate, la relativa versione in PDF.

VALORIZZARE IL SAPERE DI CHI LAVORA 

Una comunità formata da quasi 25.000 iscritti rappresenta una risorsa di sapere di fatto inesplorata. Accanto alla ricerca scientifica, che tuttavia avviene negli istituti di ricerca e nelle università, spesso lontani dalla comunità e dalla pratica professionale, esiste nelle mani dei professionisti impegnati sul campo un patrimonio di esperienza, di incontri con problemi, con questioni e domande, che vanno comprese anche all’interno dello specifico contesto regionale, che le persone portano allo psicologo e che sfuggono alle generali e tradizionali categorie di riferimento psicopatologico. Gli psicologi di questa comunità contribuiscono al funzionamento di un tessuto straordinario di servizi formali e informali che tentano di dare risposte alle esigenze delle persone. Pensiamo ai sistemi educativi, al rapporto con le variegate forme di fragilità, alla psicoterapia nelle sue varie declinazioni, all’assistenza domiciliare, alla formazione dei giovani colleghi. Desideriamo cominciare a conoscere questo sapere e a renderlo fruibile alla comunità intera, attraverso due giornate di studio all’anno dedicate a resocontare e discutere esperienze di lavoro innovative, analisi di domande emergenti, sfide poste dal mercato del lavoro e soluzioni esplorate. Ci si impegna a inaugurare una collana di e-book per disseminare i risultati delle giornate di studio, con il titolo evocativo di “Apprendere dall’esperienza”.

VERSO NUOVE SINERGIE CON IL MONDO DELLA PSICOTERAPIA

La regione Lazio ha la più alta concentrazione di istituti di formazione, molti dei quali hanno contribuito a sviluppare la cultura psicologica nel nostro paese. Oggi più che mai abbiamo bisogno di un Ordine più capace di comprendere la portata della psicoterapia, che finora non ha trovato uno spazio adeguato di rappresentanza, sollecito nella definizione delle competenze che l’Europa sta chiedendo in tutti gli ambiti professionali, compresi quelli degli psicologi e degli psicoterapeuti.

Poiché molte scuole di psicoterapia sono diventate dei centri clinici, per lo sviluppo delle enormi potenzialità che la psicoterapia esprime noi riteniamo necessari i seguenti punti:

a) integrazione dei centri clinici in una rete del privato sociale in collaborazione con il Servizio Sanitario Nazionale, in sinergia con le agenzie del territorio, con obiettivi che emergono dal tessuto sociale; gli incentivi economici dovranno essere convogliati sui progetti stessi e non solo sulle consulenze, gli standard di organizzazione e funzionamento dovranno essere promossi dall’Ordine;

b) i centri clinici dovrebbero diventare punti chiave di raccordo con le strutture del territorio, essendo elementi strategici di raccolta di informazioni e di ricerca sui problemi dei singoli e delle comunità;

c) i centri clinici dovrebbero porsi come punto di riferimento per i cittadini più economicamente vulnerabili che non trovano riscontro immediato nella presa in carico del saturo SSN;

d) L’Ordine dovrà comunque garantire, nel Servizio Sanitario, un’adeguata presenza di psicologi e psicoterapeuti.

L’Ordine dovrà promuovere accordi interistituzionali che permettano una maggiore qualità della formazione dei tirocinanti, e i centri clinici possono essere tra i fornitori di esperienza adeguatamente supervisionata. Il tirocinio è l’occasione per una sperimentazione professionale che riguarda non solo la formazione personale, ma anche la possibilità di esprimere competenze per promuovere processi trasformativi della comunità. Il canale formativo delle scuole di psicoterapia può perciò divenire contesto in grado di ospitare ulteriori specializzazioni, legalmente riconosciute, su competenze specifiche, in parallelo alla formazione specialistica in psicoterapia.

Di particolare rilievo sono anche tutte le problematiche deontologiche e cliniche che spesso affannano i colleghi. È nostra intenzione attivare un Emergency help gratuito e confidenziale di consulenza telefonica con colleghi esperti.

I CENTRI CLINICI DELLE SCUOLE DI PSICOTERAPIA

Le scuole costituiscono una rete fitta di servizi potenziali per la comunità costituita dai loro centri clinici, nei quali operano professionisti dalla reputazione consolidata che svolgono anche azione di supervisione per i tirocinanti dei corsi di psicoterapia e che esercitano la psicoterapia negli stessi centri. Questi centri clinici sarebbero in grado di assorbire una grande quantità di domanda di psicoterapia che il SSN non è in grado di soddisfare. A ciò va aggiunto che gli psicologi che operano nel SSN debbono far fronte a moltissime problematiche non riconducibili all’azione psicoterapeutica in senso stretto, la quale rappresenta solo una delle funzioni che gli psicologi del SSN sono chiamati a svolgere. Se da una parte bisogna continuare a chiedere alla sanità regionale di rafforzare l’organico di psicologi in sanità, dall’altra parte bisogna chiedere alla regione l’accreditamento dei centri clinici al fine di far fronte alla domanda di psicoterapia che è aumentata dopo l’esperienza del COVID, ed è stata sollecitata anche da iniziative quali il bonus psicologico promosso dal CNOP. Un primo obiettivo è quello della stipula di protocolli d’intesa pubblico-privato con la Regione, affinché i centri possano essere considerati risorse vive del sistema di servizi per il territorio. A più lungo termine, si vuole ottenere l’accreditamento presso la Regione dei centri clinici, come componenti della sanità regionale, collaborando con la Regione per una riduzione degli sprechi e delle risorse economiche mal riposte.

PSICOLOGO E PSICOTERAPEUTA NEL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE

Il governo della professione non può prescindere dalla funzione pubblica dello psicologo nel Servizio Sanitario Nazionale. I percorsi formativi, in particolare quelli specialistici, costituendo requisito di accesso al SSN, devono prevedere contenuti relativi al profilo di dirigente psicologo, con competenze cliniche specifiche per poter rispondere agli svariati bisogni della popolazione ma anche competenze manageriali per poter gestire al meglio le risorse e i relativi servizi del SSN. L’Ordine deve promuovere un dialogo costante e reciproco tra il mondo accademico, le scuole di specializzazione e lo specifico della psicologia nel SSN, cercando di colmare il divario attualmente presente e di favorire sinergie virtuose, anche nella ricerca e nella sperimentazione di nuovi modelli di intervento. Con un SSN in difficoltà nel rispondere all’esponenziale domanda di salute della popolazione, la proposta di introdurre la figura dello Psicologo delle Cure Primarie sin dall’età evolutiva, a fianco dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, rappresenta una prima risposta importante a questi bisogni. L’evoluzione dei problemi di salute della popolazione ha portato a mettere sempre di più l’accento sul potenziamento dell’assistenza territoriale come primo e più immediato presidio per le azioni di prevenzione e promozione della salute e per quelle di cura ed assistenza.

In tal senso l’Ordine dovrebbe promuovere l’importanza della raccolta dei dati inerenti le prestazioni psicologiche nel SSN al fine di individuare le risposte più appropriate alle esigenze della popolazione ma anche di far emergere ancor più chiaramente l’esponenziale richiesta di aiuto proveniente dalla popolazione e quindi la necessità di farsi carico di tale domanda da parte degli organi competenti, oltre a fornire elementi tangibili sull’efficacia e l’efficienza degli interventi psicologici. Pertanto, altro compito dell’Ordine dovrà essere quello di valorizzare la figura dello psicologo all’interno di un modello organizzativo sanitario che eroghi prestazioni psicologiche basate su un’ottica di standard condivisi ed evidence-based tenendo conto anche delle caratteristiche delle varie realtà sociali e geografiche della regione.

DONNE E SVILUPPO DI CARRIERA 

La comunità è formata all’85% da donne. I dati sui laureati mostrano che la comunità psicologica funziona secondo dinamiche note nel mercato del lavoro attinenti al gap di genere. Le donne svolgono lavori più esecutivi, a fronte degli uomini che tendono a svolgere più lavori apicali; gli uomini hanno una maggiore capacità di impresa. Sul piano del vissuto, già dagli anni universitari le ragazze tendono a sentirsi meno sicure, meno fiduciose nella propria capacità di risolvere i problemi, più isolate, più affiliative, più orientate alla compiacenza quale strategia relazionale ad alto potere rassicuratorio, ma anche a scapito della propria libertà di espressione, competizione e autorealizzazione (dati disponibili per una analisi condivisa).

Una delle prime azioni che l’Ordine a nostra guida farà è l’attivazione di una indagine su tutte le iscritte, per conoscere la loro situazione professionale, in termini di sviluppo, di difficoltà, di discriminazioni, di problemi che incontrano in quanto donne; vorremmo capire come l’esperienza di maternità incide sullo sviluppo di carriera nel nostro ambito, privato professionale, pubblico, lavoro dipendente. Ma anche vorremmo capire se le donne che non hanno figli vivono difficoltà di altro genere nella negoziazione nel mercato del lavoro. Dalla analisi di questi dati, prenderanno il via delle azioni ritagliate sulle esigenze delle colleghe, per facilitare il loro inserimento o il loro sviluppo di carriera, per aumentare il loro benessere sui luoghi di lavoro, per contribuire a diminuire il gap di genere.

LA CENTRALITÀ DELLA FUNZIONE PSICOLOGICA NEGLI INTERVENTI DELLA COMUNITÀ 

Un gran numero di colleghi è impiegato nei contesti professionali del terzo settore. Mentre le competenze psicologiche sono cruciali per la progettazione e l’implementazione dei servizi, per la lettura di fenomeni e per la realizzazione di interventi efficaci, la valorizzazione di queste competenze non è adeguata. Ci aspettano in questo tempo sfide importanti nelle quali saremo chiamati a proporre percorsi di inclusione degni di un Paese civile, a proporre soluzioni concrete e sostenibili che implichino il rispetto di ogni estraneità. Saremo chiamati a proporre soluzioni per garantire il sostegno a tutte le vittime di violenza nell’interesse dei bisogni di sicurezza della comunità; a fare fronte a ogni emergenza sociale, dall’invecchiamento progressivo della popolazione, alla strisciante normalizzazione dei comportamenti violenti tra i giovanissimi; a bisogni di una inclusione dialogante tra migranti e comunità ospiti. L’Ordine ha la responsabilità di dimostrare che la funzione psicologica nella risoluzione dei problemi sociali è inconfondibile e insostituibile, che lavorare in contesti multidisciplinari richiede competenza, ma questo non va confuso con la mancanza di presidio su quote di domanda che sarebbero di pertinenza psicologica, come ad esempio la solitudine degli anziani (delegata alle strutture sanitarie di contenimento), il fenomeno della violenza tra giovanissimi (delegato ad una scuola sempre più impotente), la genitorialità debole e ritratta (altro che le prescrizioni ideologiche della perinatalità, sulle quali le ostetriche hanno certamente più piglio e credibilità).

RAPPRESENTANZA PROVINCIALE DEI PROFESSIONISTI ALL’INTERNO DELL’ORDINE 

La Regione Lazio è caratterizzata da una grande complessità e diversificazione dei bisogni della popolazione in relazione ai capoluoghi di provincia. Intendiamo costituire una consulta provinciale per dare voce alle esigenze di territori che si differenziano dal punto di vista morfologico, economico e culturale. La domanda di intervento psicologico si differenzia in relazione a queste caratteristiche, a cui si è risposto da parte delle istituzioni in maniera non sufficientemente articolata, lasciando talvolta non ascoltati alcuni bisogni legati alla specificità del territorio e del tessuto sociale.

NUOVA ATTENZIONE ALLA FORMAZIONE

Con la messa a regime della riforma dello studio universitario della psicologia, il rapporto tra comunità professionale e università viene irrobustito, almeno per legge. I tutor del tirocinio, che entra come parte fondante della formazione universitaria, rappresentano l’avamposto dei professionisti e sotto la loro guida gli aspiranti psicologi fanno la prima esperienza della loro identità professionale, tastandone i confini, esplorandone le difficoltà, cimentandosi con le opportunità. I supervisori dei tirocini dovrebbero essere considerati dall’Ordine come figure chiave, testimoni privilegiati di come gli studenti sviluppano le loro competenze e integrano la loro conoscenza accademica con le domande che incontrano nella professione. I supervisori dovrebbero essere interpellati dall’Ordine, così da rendere più fruttuosa l’interlocuzione, istituzionalmente dovuta, tra Ordine e corsi di laurea. L’Ordine dovrebbe avere una posizione più chiara di quanto fatto sinora: due tre riunioni all’anno, in cui viene illustrata la riforma, con lo spirito di non invadere i confini dell’università e di non toccare i suoi meccanismi interni, appare decisamente cauta, quando non pavida, cosa che merita sicuramente un ripensamento e una riflessione autocritica.

LA PSICOLOGIA E LA PSICOTERAPIA ONLINE

La psicoterapia online è entrata a pieno merito nel patrimonio variegato della clinica, in quanto il setting online non impedisce di empatizzare con il paziente e non ostacola, ma in alcuni casi addirittura favorisce, l’instaurarsi di una buona relazione terapeutica. I vantaggi che l’online comporta sono tanti e riguardano: la maggiore accessibilità da parte di pazienti in territori scarsamente serviti dai servizi psicologici tradizionali; di persone che si sono trasferite all’estero, o di persone con mobilità ridotta, fobie sociali o impegni lavorativi che rendono complicato partecipare a sessioni in presenza. La pratica on line consente anche un senso di privatezza in aree urbane di piccole dimensioni. Consente infine la possibilità di ridurre e organizzare tempi e costi legati agli spostamenti di psicologi e pazienti, nonché l’abbattimento dei costi degli affitti di studi.

Tuttavia, non si possono ignorare alcuni aspetti problematici di particolare rilevanza:

a) per alcuni utenti l’assenza di un’interazione fisica diretta può ridurre la profondità della connessione emotiva e limitare la comprensione del linguaggio non verbale;

b) pazienti con strutture psicotiche, con problematiche borderline, narcisistiche, antisociali o con una diagnosi di dipendenza, così come pazienti con episodi di crisi acute, richiedono un contesto terapeutico più strutturato e contenitivo, difficile da replicare online;

c) nelle piattaforme di psicoterapia on line l’automatismo delle procedure di assegnazione pesa grandemente sull’instaurarsi della relazione, e pesa specie nei casi in cui l’utente decide di interrompere il rapporto terapeutico: poiché questi è immediatamente sostituito con uno nuovo, ciò non consente allo psicologo l’esperienza del fallimento, profondamente formativa perché costringe a nuove, produttive riflessioni, e al miglioramento della pratica clinica;

d) può mancare una supervisione diretta, puntuale, mancanza che favorisce la diffusione di prestazioni inadeguate;

e) può venire a crearsi, almeno in parte, una cultura dell’utenza passiva, ambivalente, poco esploratoria e poco attivata sulla autonoma ricerca del professionista che fa al proprio caso, con grandi difficoltà dei colleghi che si trovano a gestire casi.

Proponiamo di lavorare per una regolamentazione chiara che conduca a standard univoci e globali e a linee guida condivise a livello nazionale al fine di garantire la qualità e la trasparenza delle prestazioni psicologiche online, per sostenere il clinico nella valutazione, caso per caso, circa l’opportunità di un trattamento online o in presenza, in relazione alla domanda del paziente, alle motivazioni che lo hanno condotto a chiedere una terapia a distanza, al tipo di sofferenza espressa e alle caratteristiche di personalità. Vogliamo inoltre creare un osservatorio permanente per monitorare l’impatto delle tecnologie sulla professione e favorire l’incremento della ricerca in questo settore.

L’UNIVERSO DEL PRIVATO SOCIALE

La co-programmazione e la co-progettazione di interventi di prevenzione primaria e secondaria (ma anche terziaria) in ambito di salute mentale (e non solo) va svolta sulla base di analisi di contesto per realizzare le quali sono fondamentali competenze specifiche (medicina sociale, antropologia, sociologia, psicologia); l’incontro fra interesse pubblico, interesse generale ed interesse privato, può esser teatro di conflitti che vanno gestiti generativamente, e le competenze psicologiche sembrano imprescindibili; la stessa valorizzazione dei comitati di quartiere, delle associazioni generiche, dei gruppi attivi informali, implica una capacità di lettura delle dinamiche socio-relazionali che è parte integrante delle competenze delle professioniste e dei professionisti della psicologia (e della psicoterapia). Nel terzo settore colleghe e colleghi esprimono il loro impegno in ambito di ricerca sociale, di progettazione, di coordinamento e monitoraggio, di formazione e supervisione, nel contesto di progetti dedicati a numerosissimi temi, dei quali è bene soprattutto ricordare le principali macro aree: prevenzione primaria e supporto alla genitorialità consapevole, studio e contrasto della violenza; contrasto alla solitudine ed inclusione sociale, contrasto alla povertà educativa ed alla dispersione scolastica, patologie dell’invecchiamento e tanatologia, dipendenze da sostanza e comportamentali, inserimento sociale e lavorativo, associazionismo in salute mentale, migrazioni ed etnopsicologia, nuove tecnologie e sviluppi socio-relazionali connessi, promozione di stili di vita sani, gestione dei conflitti e potenziamento delle collettività, psicologia dell’emergenza, ricerca psicosociale. E ancora: il problema della disabilità e il lavoro per le autonomie possibili nei diversi momenti di vita; ricerca e accompagnamento ai cambiamenti organizzativi di aziende, enti pubblici, ETS e gestione delle risorse umane, l’innovazione sociale, il lavoro in ambito sportivo, il lavoro nelle nuove tecnologie e nell’IA, non solo in termini di dipendenza e problematiche ma contribuendo a generare sistemi che tengano conto della mente umana e dei contesti sociali in termini di potenziamento delle opportunità per le persone e per le comunità. Più in generale l’Ordine deve lavorare per posizionare la psicologia nel dibattito che riguarda le analisi dei fenomeni sociali e generare servizi che vadano incontro ai bisogni, ma anche che possano intervenire sulla prevenzione. Spesso purtroppo il ruolo della psicologia è massiccio in termini di intervento (penso a tutti gli psicologi che in varie vesti sono negli interventi erogati con i servizi alla persona, ma residuale in termini di programmazione sociale e politica.

Un Ordine attento al Terzo Settore può fare molto per le colleghe ed i colleghi che vi lavorano valorizzando il loro lavoro anche in termini di riconoscimento economico, facendo pressione nelle sedi opportune, sanità, enti locali, ministeri, per una più razionale allocazione dei fondi che sovvenzionano le azioni di terzo settore laddove lo stato non ha la forza organizzativa per farlo.

LA PSICOLOGIA DELL’EMERGENZA

Le emergenze producono profonde conseguenze psicologiche su individui, famiglie e comunità, con effetti spesso a lungo termine che si riflettono anche a livello sociale ed economico. Ciò rende indispensabile un’attenzione specifica e interventi mirati per mitigare tali impatti. Occorre un impegno che favorisca il lavoro in psicologia delle emergenze non esclusivamente nelle prassi e nelle modalità di Protezione Civile, ma anche in ottica processuale, formativa ed in condizioni extra-emergenziali; per favorire e monitorare la costituzione delle EPE (equipe psicosociali delle emergenze) in ambito istituzionale (Asl), anche promuovendo l’adozione del Psychological First Aid (PFA) seguendo le linee guida dell’OMS. Sul versante delle comunità, bisogna aumentare la consapevolezza della popolazione e delle istituzioni sull’importanza del supporto psicologico nelle emergenze, promuovendo una cultura della prevenzione e della resilienza all’interno delle comunità. Grazie all’azione dell’Ordine, occorre istituire una rete stabile a livello regionale, connessa con altre reti nazionali, che favorisca la collaborazione tra professionisti della psicologia dell’emergenza, Protezione Civile, enti locali, servizi sociosanitari, istituzioni pubbliche e organizzazioni del terzo settore.

PSICOLOGIA DEL LAVORO: LA NECESSITÀ DI UNA RAPPRESENTANZA

La presenza di molti psicologi del lavoro non iscritti all’albo rende questo gruppo di colleghi più invisibili e meno sostenuti dagli organi istituzionali che si occupano di tutelare e promuovere la specificità professionale psicologica in tutti gli ambiti, compreso quello organizzativo. Molti iniziano la loro carriera come liberi professionisti o in posizioni temporanee, con impatti sulla loro stabilità lavorativa e sulla possibilità di crescita professionale, sebbene la domanda per gli investimenti sulle aree della psicologia del lavoro sia in crescita, soprattutto in settori come la gestione delle risorse umane, il coaching e lo sviluppo organizzativo. Mancano chiari riferimenti, nel codice deontologico degli psicologi, all’ambito della psicologia del lavoro. Diversamente da quanto accade in altri paesi, non ci sono risorse che possano guidare e orientare in caso di dilemmi etici che, per lo psicologo del lavoro, spesso si creano nell’intersezione tra l’essere uno psicologo che osserva un codice deontologico di categoria e quello di essere obbligato a seguire codici etici di organizzazioni terze. Ancora oggi, le competenze psicologiche nell’ambito del lavoro e delle organizzazioni non emergono con la forza necessaria e non sono pienamente riconosciute dalle organizzazioni che potrebbero beneficiarne. Spesso gli psicologi del lavoro e delle organizzazioni si trovano in concorrenza, anziché in una relazione di collaborazione, con altri professionisti che si distinguono per altre competenze, meno specifiche e mirate.

Immaginiamo alcune strategie: a)  Promozione del riconoscimento professionale degli psicologi del lavoro e delle organizzazioni anche attraverso una ricerca di attrattività da parte dell’Ordine (campagne di awareness, collaborazione con università e centri di eccellenza, visibilità online, eventi di networking e conferenze);

b) promozione della diversità, dell’equità, dell’inclusione (DEI) e del benessere sul posto di lavoro (Sviluppo di linee guida per la formazione, iniziative per la salute mentale e il benessere nelle organizzazioni, creazione di reti di supporto tra le aziende per condividere esperienze, risorse e strategie di successo);

c) promozione del ruolo del coaching psicologico nello sviluppo delle organizzazioni (formazione specializzata, ricerca e pubblicazioni, comunità di pratica);

d) rafforzamento delle pratiche etiche nella psicologia organizzativa (definizione e diffusione di linee guida etiche, organizzazione di workshop e webinar, creazione di una rete di supporto tra pari, promozione di una cultura etica, monitoraggio e valutazione);

e) adozione di nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale.

IL CONTESTO GIURIDICO FORENSE

Gli psicologi giuridici forensi si trovano ad affrontare numerose e complesse criticità legate a diversi aspetti della professione:
a) onorari dei CTU e dei Periti spesso sottodimensionati, con tempi di attesa lunghissimi, con conseguenze dirette sulla qualità del lavoro e disaffezione che porta rinuncia ad incarichi di lavoro;
b) responsabilità e carico di lavoro da svolgere in tempi ristretti, con grande pressione che aumenta la probabilità di errori e imprecisioni;
c) elevato rischio di segnalazioni e denunce alla commissione deontologica, per il delicato ma spossante equilibrio tra le esigenze del sistema legale e i principi etici della professione;
d) lo psicologo è una figura chiave nel sistema penitenziario, tanto coloro che appartengono al servizio sanitario quanto agli appartenenti ex art. 80. È fondamentale rivalutare il ruolo cruciale dello psicologo penitenziario all’interno del sistema carcerario. Gli ex art. 80 si trovano ad operare in condizioni di precarietà, con competenze limitate e un ruolo marginale nel percorso riabilitativo dei detenuti. La loro instabilità lavorativa, dovuta alla natura temporanea degli incarichi, impedisce loro di costruire relazioni durature con i detenuti e di sviluppare interventi psicologici efficaci nel lungo termine. Inoltre non vi è la piena espressione delle loro competenze professionali.
e) i giudici onorari, pilastri del sistema giudiziario minorile, si trovano ad affrontare una serie di criticità. L’indennità, invariata dal 2002, non è più adeguata al costo della vita e al crescente impegno richiesto. Inoltre, sebbene il sistema abbia dimostrato la sua efficacia, è necessario aggiornarlo per rispondere alle sfide attuali, garantendo una formazione continua e un carico di lavoro sostenibile. La recente riforma Cartabia rischia di indebolire il ruolo dei collegi, delegando il giudizio di primo grado a sezioni speciali con giudice monocratico. È fondamentale salvaguardare il ruolo dei collegi, che garantiscono una valutazione multidisciplinare e una tutela più completa dei diritti dei minori.

Proponiamo che l’Ordine si faccia carico di una serie di misure concrete per valorizzare il ruolo dello psicologo giuridico in grado di: creare una rete interdisciplinare nel settore per favorire lo scambio e la collaborazione tra i professionisti; attivare uno spazio di confronto con i colleghi forensi; promuovere un’azione politica per la definizione più soddisfacente della funzione psicologica; promuovere l’integrazione del trattamento psicologico nei percorsi riabilitativi, garantendo un approccio multidisciplinare e una maggiore collaborazione con l’area sanitaria, al fine di garantire una presa in carico completa e continuativa dei detenuti.

REINVENTARE LA SCUOLA

Ribadiamo la necessità di un posizionamento sia diretto alle situazioni problematiche, sia di tipo consulenziale, che supporti la scuola nell’individuazione dei propri bisogni e nella scelta degli interventi più appropriati.  Al tempo stesso, va sottolineata l’importanza di integrare la figura dello psicologo scolastico all’interno di una rete di servizi territoriali, per garantire un intervento coordinato e multidimensionale.  Vogliamo che la psicologia contribuisca a “reinventare” la scuola, in cui la psicologia possa svolgere un ruolo chiave nel promuovere la salute e il benessere di tutti i suoi membri.

Occorre perciò garantire la presenza di almeno uno psicologo per ogni plesso e istituzione scolastica, che agisca in modo autonomo e coordinato con l’autorità scolastica e i servizi territoriali, disegnando contemporaneamente un impegno e un “patto territoriale” tra istituzioni, professionisti e comunità, per costruire un ambiente scolastico inclusivo, accogliente, capace di valorizzare le potenzialità di ciascuno, in grado di promuovere la salute, fronteggiare le disuguaglianze e promuovere la costruzione di comunità inclusive. Vogliamo rafforzare quanto pubblicato dal Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi (CNOP) a supporto del Protocollo d’Intesa tra il Ministero dell’Istruzione e l’Ordine Nazionale degli Psicologi (“Linee di indirizzo per la promozione del benessere psicologico a scuola”, CNOP, 2020) in cui, in linea con la letteratura internazionale, viene sottolineata l’importanza di un supporto consulenziale e organizzativo all’istituzione scolastica nel suo insieme e all’intera comunità̀ scolastica.

COMMISSIONE DEONTOLOGICA E TUTELA DELLA PROFESSIONE 

Una necessità segnalata da più parti (come ad esempio in ambito giuridico, del lavoro e delle emergenze) è quella di produrre indicazioni utili a declinare il codice deontologico in quegli specifici ambiti che seguono regole particolari di funzionamento, oppure nei quali coesistono mandato deontologici specifici che possono confliggere tra loro. Si pensi ad esempio all’azienda, che ha un suo proprio indirizzo deontologico al quale il professionista si deve attenere, ma che può andare in direzioni diverse dal codice deontologico della nostra professione.  Nei contesti di emergenza, invece, sembra rarefarsi l’appiglio a dimensioni deontologiche, sopraffatto dal bisogno di fornire aiuto immediato, in condizioni di confusione e disorientamento generale.

La professione va innanzitutto tutelata rispetto a tutte quelle azioni che ne intaccano la qualità. C’è un mercato di corsi, di vario orientamento e misura, che formano un arcipelago caotico dove tutto coesiste con tutto. Abbiamo master che in dieci incontri promettono una competenza psicoterapeutica “di base”, seminari online della durata di poche ore che pretendono di formare in tecniche specifiche, a volte anche complesse (parliamo del trattamento delle vittime, degli interventi sulle persone che hanno subito traumi, sugli interventi corporei, tanto per dirne alcune). Parliamo di master che insegnano a lavorare nei contesti sanitari senza specificare chiaramente che nei contesti sanitari si piò lavorare solo con una specializzazione, e che la laurea non basta neanche se corredata di master in psicologia ospedaliera. Ci riferiamo agli innumerevoli corsi che in pochi incontri, per lo più online, insegnano la somministrazione e lo scoring di strumenti, senza alcuna cura per il loro inquadramento in un progetto complesso e rifinito di valutazione, o di consulenza o infine di intervento psicoterapeutico. Abbiamo “master” da tremilacinquecento euro e passa per “decuplicare in tempi record il numero di pazienti”. Questo è un problema serio. La qualità della formazione è il fondamento della competenza e della credibilità professionale, e occorre essere rigorosi.

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